È molto difficile scrivere qualcosa nominando il terremoto che sta mettendo così a dura prova il centro Italia senza scrivere cose banali o retoriche. Senza farsi trascinare dalla facile (seppur giustificata) commozione.
In momenti come questi, si accende il desiderio di poter essere d'aiuto, la voglia di poter contribuire anche in minima parte ad alleviare le sofferenze di chi si trova a dover affrontare situazioni di una complessità e durezza inimmaginabili.
Noi di APOS non abbiamo fatto eccezione e fin da subito, dopo le prime scosse che hanno flagellato Amatrice, ci siamo guardati in faccia chiedendoci come poter essere d'aiuto.
In questi casi la difficoltà sta nel commisurare, nel pensare, nel rapportare il proprio slancio al ragionamento, sta nel farsi un'unica domanda primaria:
quale sarà la cosa più utile e meno dannosa da fare?
“Primum non nuocere”…per rubare un'espressione al campo medico.
Le zone terremotate sono logisticamente molto complesse, i collegamenti sono stati interrotti, le condizioni sanitarie possono essere talvolta molto critiche, la tensione è palpabile. In queste condizioni la prima cosa da evitare è un intervento spontaneo, scomposto, non coordinato con le forze di Protezione Civile e sicurezza che operano sul territorio. Solo loro hanno il reale polso della situazione e solo loro conoscono le priorità.
Scrivo questo perchè i social network, se da un lato possono essere uno strumento utilissimo di comunicazione e di collegamento, una vera e propria rete in grado di aiutare, informare e trovare risposte, dall'altro si stanno sempre più rivelando in situazioni come queste dei veri e propri elementi di disinformazione, qualunquismo e (quel che è peggio) stanno promuovendo reazioni ed interventi sull'onda dell'emotività che spesso sono davvero dannosi. I soccorsi vengono intralciati da mandrie di persone che si recano spontaneamente sul luogo perchè hanno letto/visto su un social network che lì mancano coperte o cibo o altri generi di prima necessità. Nel frattempo coloro che operano sul territorio che stavano logisticamente costruendo un piano di supporto alla popolazione si trovano a dover “gestire” persone impreparate che (faccio soltanto qualche esempio) intralciano le strade agibili, ingombrano le reti e i collegamenti radio coi propri cellulari, rischiano di farsi male, distraggono l'attenzione dalle priorità…
Ecco che noi ci siamo domandati appunto: quale sarà la cosa più utile che possiamo fare? Come lanciare un messaggio di solidarietà e al tempo stesso cercare di fare qualcosa di concreto attraverso il nostro lavoro?
In prima battuta abbiamo pensato che fosse importante coordinarci con FISIEO (Federazione Italiana Shiatsu Insegnanti e Operatori) e COS (Coordinamento Operatori Shiatsu) per concertare insieme il da farsi: di fronte ad una emergenza nazionale è ancora più importante superare divisioni, lanciare messaggi concreti di unità, operare insieme.
Stiamo cercando di individuare le realtà (operatori, associazioni,…) presenti sul territorio per capire se hanno subito danni, come stanno, per sostenerli in modo concreto e fare in modo di promuovere il loro lavoro così che, superata la prima emergenza, possano tornare a lavorare ed essere di aiuto al proprio territorio. Il fatto che la zona colpita sia in espansione e la situazione non si stabilizzi non agevola questo lavoro ma ci stiamo provando. Stiamo pensando a piccole realtà verso cui indirizzare direttamente una raccolta di fondi.
Stiamo individuando alcune strutture in cui sono ospiti gli sfollati dei paesi colpiti per organizzare un intervento congiunto, strutturato con una certa continuità, di sostegno attraverso i trattamenti degli operatori volontari.
Lo shiatsu si è rivelato uno strumento utilissimo già in seguito ai terremoti dell'Aquila e dell'Emilia. Il contatto profondo e consapevole del trattamento shiatsu aiuta a gestire al meglio le tensioni e si è rivelato uno strumento efficace per contenere e stemperare ansia, attacchi di panico, paura. La relazione operatore/ricevente è centrale. La stabilità e la quiete del trattamento “mettono a terra” (nel senso che permettono di scaricare le tensioni), danno “terra”, una terra solida, che non trema, una terra che permette di sciogliere i dubbi e le paure sul futuro, di vivere qui e ora il da farsi, di prendersi cura e rispondere con dolcezza alla durezza del momento.
Questa è com-passione, etimologicamente parlando, sentire insieme. E' necessaria una grande centratura da parte dell'operatore, spirito di adattamento, ascolto, capacità di relazione, buona gestione del mestiere. Dopo gli eventi di Abruzzo ed Emilia sono nate moltissime iniziative da parte di associazioni ed operatori shiatsu più o meno coordinate. Realtà come La Tenda Bianca, ad esempio, hanno addirittura avviato un percorso che portasse a inserire lo shiatsu fra le discipline del post emergenza, insieme alla psicologia dell'emergenza, con ottimi risultati anche per i volontari di Protezione Civile che affrontano situazioni di stress prolungato difficili da immaginare.
Ora noi di APOS insieme a FISIEO e COS stiamo attendendo gli sviluppi della situazione sperando che la terra si quieti. Nel frattempo raccogliamo le disponibilità degli operatori che vogliono donare il proprio tempo ed il proprio lavoro. Ci faremo trovare pronti. Insieme. Chiunque vuole può lasciare mail e telefono alla segreteria nazionale. E' necessario essere in regola con la quota associativa: questo garantisce anche la copertura assicurativa indispensabile per operare in piena sicurezza. Appena la situazione lo permetterà, vi contatteremo per organizzare l'intervento.
Grazie in anticipo.
Lorenzo Bonaiuti